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La città



Tissi è un comune italiano di circa 2.300 abitanti della provincia di Sassari, Sardegna nord-occidentale. Il paese sorge a meno di otto chilometri da Sassari in linea d'aria (e circa 9,5 km immettendosi sulla strada provinciale 115/M Sassari-Ittiri).

l territorio si estende per circa 1000 ettari su un altopiano calcareo, inciso a nord e a sud da profonde e fertili valli in cui scorrono affluenti del Rio Mannu, il più importante dei quali è il Rio Mascari, L'altitudine sul livello del mare è di 225 metri.

Il substrato litologico è ascrivibile all'Era cenozoica, periodo miocene. Vi si rinvengono, infatti, nella successione stratigrafica, calcari grossolani organogeni, calcaro marnosi e molasse calcaree, di colore biancastro o giallognolo, nonché marne argillose, di colore grigio ferro-azzurro, di potenza variabile dai 20-50 metri ai 200-250 metri.

I calcari e le molasse sono spesso ricchi di fossili ed in particolar modo si ritrovano lamellibranchi ed echinodermi del Miocene medio.

Nei fondo valle si ritrovano depositi afferenti al quartenario rappresentati pedogenetici e depositi alluvionali fluviali, recenti di natura sabbioso-limosa.

Le più antiche attestazioni della presenza umana nel territorio del comune si ascrivono al Neolitico recente (3300-2700 a.C.): ne costituiscono una testimonianza le numerose grotticelle artificiali (domus de janas) rinvenutevi. Si tratta di ipogei sparsi, escavati per lo più su bassi banconi di roccia calcarea e solo raramente su pareti verticali: il maggior numero di questi si localizza nell'area settentrionale del territorio, ove sono stati censiti una decina di ipogei ubicati in gran parte nei pressi del centro urbano e che proprio per questo nella quasi totalità dei casi hanno subito radicali trasformazioni in funzione del riutilizzo.

Per lo stato di conservazione si distingue l'ipogeo pluricellulare sito in località Ziprianu e Fora, parzialmente riadattato, che originariamente si articolava in sei vani di accurata esecuzione, con superfici levigate, ove si conserva quasi integro un portello d'accesso a una cella secondaria, ben sagomato.

La presenza di siti prenuragici nell'area trova giustificazione nel litotipo calcareo e quindi facilmente lavorabile, e nel tipo di substrato pedologico caratterizzato da suoli sabbiosi. Questi presentano tessitura medio-grossa, e pertanto risultano più facili da lavorare in quanto presentano un minimo attrito e nessuna coesione o plasticità su attrezzi agricoli rudimentali: sono inoltre permeabili sia all'acqua che all'aria offrendo così il vantaggio di ovviare a ristagni, particolarmente dannosi per la cerealicoltura, aspetti di fondamentale importanza per modelli insediativi orientati verso scelte prevalentemente agricole. Le ricerche eseguite sul terreno non hanno consentito di individuare tracce relative ad areali insediativi anche se non si esclude, proprio per la concentrazione degli ipogei nell'area circostante il centro urbano, l'ipotesi che sorgessero proprio nell'area ove si è sviluppato l'abitato moderno.

Numerosi nei secoli sono stati i ritrovamenti di età romana, bizantina e medievale. Il villaggio resistette alle carestie, guerre e pestilenze del XIV-XV secolo, ma fu decimato dalla peste del 1528. Fu ripopolato da alcune decine di famiglie di Ossi, per accordo fra il barone di Usini e quello di Ossi tra il 1599 e il 1600. Nel periodo dello spopolamento gestione e officiatura delle chiese di Tissi passarono al clero di Ossi (che aveva ottenuto giurisdizione anche su altre chiese della zona sino a poco prima afferenti a centri abitati), giacché le sue chiese non risultano mai nelle fonti in stato di abbandono.




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