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Il paese



Uras è un comune italiano di 2.912 abitanti della provincia di Oristano in Sardegna.

Il territorio comunale confina a nord-ovest con quelli di Marrubiu e Terralba, a nord-est con Morgongiori, a est con Masullas, a sud-est con Mogoro e a sud-ovest con San Nicolò d'Arcidano.

Uras, posto a un'altitudine di 23 metri sul livello del mare, si trova ai piedi del monte Arci, a circa 67 km a nord ovest di Cagliari.

Il toponimo rientra nella serie di designazioni locali sarde che riflettono una base “ur”, ‘acqua', e il termine “urium”, ‘acqua fangosa'. Non si hanno notizie a suo riguardo, se non quelle riguardanti la sua origine, risalente al periodo prenuragico, data la vicinanza al monte Arci, la cui abbondanza di ossidiana doveva aver richiamato gli abitanti delle zone vicine i quali, una volta costruito il centro, si dedicarono alla lavorazione della pietra vetrosa. Offre notevoli tracce delle varie civiltà che si sono succedute nel suo territorio e che hanno dato luogo a una straordinaria sintesi culturale: reperti del periodo neolitico con tombe dei giganti; reperti dell'epoca nuragica con le torri di Arbu, Bentu Crobis, Serdis, Arrubiu, S'acqua de sa baira, e i nuraghi de Cuaddus, De Santa Suia, Sa Domu Beccia, Bia Moguru, Thamis, Su Corrasi e Santu Giuanni. Il complesso più imponente, quello di Sa Domu Beccia, sorge a pochi metri dall'abitato: era una struttura maestosa e gigantesca, superiore al più famoso Su Nuraxi di Barumini. Tra le opere architettoniche più importanti, merita di essere citata la parrocchiale di Santa Maria Maddalena, costruita in stile barocco nel 1664, su un impianto esistente.

La chiesa parrocchiale dedicata a Santa Maria Maddalena è un edificio imponente, la cui costruzione nell'aspetto attuale iniziò nel 1664 e terminò intorno al 1682 con la facciata che doveva imitare la Cattedrale di Cagliari. La facciata venne poi modificata nel 1715 e nel 1724, quando alla destra del prospetto principale venne eretto il campanile a canna quadra a due ordini, cui si sovrappongono la cella campanaria, il terminale ottagono con orologio ed il cupolino terminato nel 1752.L'interno, con volta a botte piuttosto alta (probabilmente realizzata intorno al 1775) è a quattro campate, con sottarchi in pietra poggianti su un'alta cornice dentellata.

La chiesa, in cui si svolge una delle feste più sentite, sorge all'estremità occidentale del paese. La facciata è sormontata da un campanile a vela con 2 arcate a sesto acuto. All'interno si accede attraverso un ampio portico addossato alla navata, con larghi archi in pietra e mensole che un tempo reggevano una copertura lignea. Il muro di fondo è dominato dall'altare in pietra suddiviso da 4 lesene: le due interne sono decorate a fogliame con rilievo piatto. Tutto l'insieme è poi diviso in orizzontale da una doppia trabeazione (ovvero il complesso dell'architrave, del fregio e della cornice).

Questa chiesa è passata alla storia per la battaglia svoltasi nelle sue vicinanze nel 1470, nella quale Leonardo Alagon riportò la vittoria contro il viceré Niccolò Carroz. Di pianta rettangolare, presenta un campanile a vela che si erge nella facciata spoglia. All'interno 4 alti e robusti pilastri sostengono una copertura su travi lignee, ai cui capi si trovano interessanti mensole in legno intagliato. Non lontano dalla chiesa si trova una struttura nuragica attualmente in fase di scavo e pietrame nuragico è anche inglobato nella struttura della stessa chiesa, il che lascia supporre che essa sia sorta su un precedente luogo di culti precristiani, probabilmente dedicati alla sacralità delle acque.







 

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