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Territorio




Elenco Pro Loco Prov. di Medio Campidano

Il territorio

Sardara sorge al centro della fertile pianura del Campidano. Le sorgenti di acque termali e l'equidistanza tra Cagliari ed Oristano ne hanno favorito lo sviluppo. Di notevole interesse la chiesa di Sant'Anastasia, il Tempio con il pozzo nuragico, la chiesa di San Gregorio, il castello di Monreale e le terme di Santa Maria Is Acquas.

E' posta ai confini tra le province di Cagliari ed Oristano, conta 4.523 abitanti, è situata a m 163 slm. ed è abitata sin dall'età nuragica, di cui è importante testimonianza il tempio a pozzo dei secolo VII a. C., detto di "S. Anastasia" come l'adiacente chiesetta. Nel Medioevo ebbe notevole sviluppo, come attesta la chiesa di San Gregorio, dei XIV sec., con facciata slanciata e bifora di notevole valore architettonico. Suggestive alcune parti dei centro storico recuperate all'antico assetto urbanistico. Sardara è nota soprattutto per le acque termali di "Santa Maria Aquas" apprezzate fin dalla dominazione romana in età repubblicana. La sagra di Santa Maria Aquas è la ricorrenza più importante e cade il penultimo lunedì di settembre.

La zona delle terme è sovrastata dalla collina di Monreale, su cui sorgono i ruderi dell'omonimo Castello piazzaforte del Giudicato arborense. Fra le attività artigianali, di rilievo i lavori di tessitura e l' intaglio del legno.

Il territorio dell'attuale comune di Sardara ha conosciuto un'antichissima e costante presenza dell'uomo, come ci testimonia l'interessante tempio nuragico a pozzo di S. Anastasia risalente al IX-VIII secolo a.C., situato presso una sorgente di acque curative che dovevano essere, allora, tra le più importanti dell'isola e che più tardi vennero chiamate per le loro proprietà terapeutiche «de is dolus». In epoca romana sorse il centro termale di Aquae Neapolitanae, menzionate da Tolomeo (II secolo d.C.) e nell'Itinerarium Antonini (inizi del III secolo d.C.), presso il quale era sorto un popoloso borgo, ancora esistente nel Medioevo in quanto compare citato come «villa Santa Maria de Is Acquas» nella pace stipulata nel 1388 fra la giudicessa d'Arborea, Eleonora, e il re d'Aragona Giovanni I. L'abitato si sviluppò nel Medioevo, forse per attrazione del vicino Castello di Monreale, e fece parte della curatoria di Bonorzuli. Nel 1470 il marchese di Oristano Leonardo Alagon entrò in possesso dell'importante centro strategico sconfiggendo gli Aragonesi ad Uras ma l'occupazione fu di breve durata in quanto 1'Alagon venne battuto nella battaglia di Macomer (1478) e da questa data il Castello, con il vicino borgo, passò definitivamente agli Aragonesi. Sardara venne allora compresa nella baronia di Monreale e quindi incorporata nella Contea di Quirra, feudo dei Carroz.

Sardara può considerarsi uno dei centri di maggior interesse archeologico e, insieme a Siddi, Villanovaforru, Barumini e alla Giara, può costituire un circuito di attrazione di importanza internazionale. Da visitare senz'altro il Museo Archeologico VILLA ABBAS ed il SANTUARIO DI SANTA ANASTASIA con tempio a pozzo attualmente al centro dell'abitato e visitabile

MUSEO ARCHEOLOGICOVILLA ABBAS
Il museo offre un coinvolgente percorso attraverso il tempo ed entro un territorio geografico ampio e vario che abbraccia buona parte del Medio Campidano. Nel tempo si torna indietro di secoli e millenni e dal sentiero che passa attraverso un castello medievale si risale ai secoli dell'impero e della repubblica di Roma, pio si scivola fra le testimonianze della civiltà punica e ci si tuffa nell'epoca preistorica, quella dei nuraghi e quella prenuragica. Gli uomini di ciascuna di queste epoche si presentano a noi per spiegarci alcuni aspetti della loro vita: quali materiali abbiano usato per procurarsi il cibo, per difendersi per costruire le proprie case e le strutture di difesa, come abbiano seppellito i propri morti o venerato le divinità in cui credevano, come si siano vestiti e quali gioielli usavano.

Numerose fotografie, disegni e ricostruzioni di tombe romane o dell'atelier di produzione di materiali da costruzione di epoca tardo medievale aggiungono a questa passeggiata nella storia la gradevolezza di un percorso che stimola la fantasia mentre, senza annoiare permette a tutti di conoscere il nostro passato. In tutto il museo si svolge il percorso tattile.

Il Santuario di S. Anastasia IX - VIII sec. A.C. con il tempio a pozzo inserito in un grande recinto curvilineo all'interno del quale si individuano diverse capanne, tra cui la c.d. Sala del Consiglio che ha restituito numerosi e straordinari reperti.

SANTUARIO NURAGICO S. ANASTASIA
I ritrovamenti sono assai numerosi e solo in parte evidenziati da campagne di scavi che hanno sottolineato l'importanza della zona sin dalla preistoria. Sicuramente Sardara può considerarsi uno dei centri di maggior interesse archeologico e potrebbe costituire, unitamente ai centri di Villanovaforru, Siddi, Barumini ed alla Giara, un circuito di attrazione di primaria importanza internazionale.

Una tomba della, cultura di Bonnannaro del tipo domus de janas venne individuata casualmente nel 1932 nelle colline di Pedralba. Assai ampie le testimonianze dell'insediamento nuragico, se ne contano oltre venti: tra i nuraghi complessi ricordiamo quello quadrilobato, di Ortu Comidu, i nuraghi Pena, Nuratteddu, Axiurridu. Di straordinario rilievo è il Santuario di S.Anastasia, con tempio a pozzo, attualmente al centro dell'abitato e visitabile. Il tempio a pozzo, costruito in blocchi non squadrati, è lungo m 12 con atrio rettangolare di m 3,50 x 2,20; la scala che conduce al pozzo ha 12 gradini. I materiali rinvenuti durante gli scavi (ceramiche geometriche, bronzi figurati frammentari, tra cui una navicella, vaghi di collana ecc.) consentono di individuare una cronologia compresa tra il IX e 1'VIII secolo a.C., prima età del Ferro.

L'interesse archeologico del sito di Santa Anastasia è noto già dall'inizio del secolo grazie alle indagini di scavo ivi condotte fin dal 1913. In quell'occasione fu messo in luce un tempio nuragico del tipo a pozzo realizzato con massi in basalto e costituito da una camera a pianta circolare, coperta a tholos, profondamente scavata nel suolo, cui si accede mediante una scalinata protetta da uno stretto corridoio, coperto con lastroni disposti a piattabanda. Il Taramelli ha ipotizzato anche la restituzione ideale dei prospetti frontali e laterali dell'edificio sacro sulla base di alcuni conci in trachite e calcare, ornati con motivi incisi e a sbalzo, rinvenuti non lontano dal pozzo. Questi conci e altri con bozze mammillari in rilievo sembrano pertinenti ad un secondo tempio a pozzo, situato ugualmente nei pressi della chiesa.

Nel 1913 fu scavato anche il pozzo, di diametro più ristretto e a sezione conica, conservato all'interno della chiesa che dà il nome al sito. In questo pozzo furono rinvenuti numerosi vasi dell'età del Ferro (VIII sec. A. C.).Scavi effettuati negli anni Ottanta hanno messo in luce un grande recinto ad andamento curvilineo, in parte fiancheggiato da un camminamento di lastre di scisto, all'interno del quale si individuano diverse capanne. Si tratta dei resti parziali di un vasto insediamento nuragico a carattere civile e religioso, protrattosi dal Bronzo Recente alla prima Età del Ferro (fine VIII sec. A. C.) e frequentato occasionalmente anche in tempi successivi

Nel tratto Sud-Est il grande recinto si addossa ad un ampio vano circolare (Capanna 5), che aveva verosimilmente la funzione di Sala del Consiglio. La Capanna 5 ha restituito reperti di straordinaria importanza. Oltre agli elementi di arredo in pietra -tra i quali spicca un altare modellato a foggia di torre nuragica- sono numerosi i reperti mobili alcuni dei quali praticamente unici nel contesto materiale nuragico finora conosciuto. Oltre alle ceramiche, lo scavo ha infatti- restituito lingotti in piombo e un orcio contenente numerosi manufatti in bronzo. Ai lati dell'orcio rinvenuto sotto il pavimento furono nascosti tre splendidi bacili in bronzo, riposti uno dentro l'altro.

Non lontano da S. Anastasia venne scoperta, agli inizi del secolo, in località Sa Costa, la tomba di un principe sardo dell'VIII secolo a.C. col corredo di due statuine di arcieri saettanti in bronzo.







 

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