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Il paese



Macomer, capoluogo del Marghine, sorge a 572 mt s.l.m., arrocata sulle alte sponde basaltiche del rio S'Adde. Il suo territorio è caratterizzato da una grande varietà di paesaggi, da quello steppico degli altipiani di Campeda e Abbasanta, a quello collinare e montuoso della Catena del Marghine, che offrono la possibilità di effettuare escursioni archeologiche e paesaggistiche alla scoperta di ambienti e località non ancora deturpate dall'intervento umano.

Macomer vanta un ricco patrimonio archeologico trai più vari dell'isola, costituito da domus de Janas, dolmen, nuraghi, tombe di giganti, testimoni di un eccezionale fervore di vita dovuto soprattutto alla sua felice posizione geografica, punto di passaggio obbligato fra Nord e Sud, Est ed Ovest: In epoca preistorica l'agglomerato più antico è documentato dai ritrovamenti della grotta Marras, anfratto naturale che si affaccia sulla gola del rio S'Adde, da cui proviene l'ormai famosa Venere di Macomer, una statuetta di dea madre risalente al Neolitico antico o medio.

L'età punica è rappresentata per Macomer esclusivamente dal suo toponimo, unica traccia sicura della presenza dei Cartaginesi. Il periodo romano in vece è documentato soprattutto dai militari che ondicano come Macomer fosse un importante nodo della rete viaria creata dai Romani. Da questo periodo in poi la storia di Macomer si lega con quella degli altri centri dell'isola, e si avvia ad assumere un ruolo importante soprattutto durante l'età dei giudicati. Fa parte del Giudicato di Torres ed è capoluogo della curatoria del Marghine col nome di Makkumere o Makkumelis o Makkumeli.

Nel 1259 dopo la morte della giudicessa Adelasia de Turres, la curatoria passò al giudicato di Arborea. Nel 1470, quando la Sardegna sembrava ormai avviata verso la completa soggezione della sovranità aragonese, scoppiò l'ultima ribellione. Ne fu protagonista Leonardo alagon, marchese di Oristano.

il 19 Maggio 1478, a qualche Km dal castello di Macomer, si combattè la battaglia decisiva: le truppe del marchese di Oristano si batterono eroicamente ma furono sbaragliate. Dopo la battaglia il Vicerè Carroz occupava il castello di Macomer sul quale sventolava il vessillo degli Arborea e dopo tre giorni lo distrusse. Iniziava cosi il dominio incontrastato delle corone iberiche. L'incontrada del Marghine diventava nuovamente feudo della contea di Oliva.

In stile aragonese fu edificata la Chiesa di San Pantaleo, risalente al XIV secolo. Il suo campanile fu eretto alla fine del XVI secolo da michele Puic, picapedreri di Bolotana, all'inizio del XVII secolo furono invece risistemate la facciata e la cappella di S. Giovanni.

Nel XVIII secolo Macomer divenne capoluogo del Marchesato del Marghine, soggetto alla Corona dei Savoia che aveva requisito tutti i feudi spagnoli. Nel 1790 esplosero nel Marghine i primi moti antifeudali culminati nel 1796 con la rivolta antiangioina che videro ncora una volta Malcomer coinvolta in saccheggi e violenze che condizionarono negativamente la missione dell'Angioy, inviato come Alternos per sedare i tumulti e indurre i feudatari a pagare i tributi.

L'800 e la prima metà del '900 furono gli anni che videro avviarsi e consolidarsi lo sviluppo economico di Macomer, legato alla costruzione della Carlo Felice prima, avviata nel 1810, e dalla ferrovia poi, tra il 1862 e il 1881, progettata dall'igegnere gallese Benjamin Piercy.

Uno spaccato della società macomerese dell'800 è riscontrabile nei versi del suo più importante poeta dialettale Melchiorre Murenu, analfabeta e cieco ma dotato di una memoria prodigiosa, arguto e pungente. Il tono spesso offensivo dei suoi versi gli attirò odi e rancori tanto che nel 1854, per ordine di alcuni potenti del paese, fu ucciso a soli 49 anni, gettato dal dirupo di Santa Croce.

Con l'avvio del XX secolo, Macomer, grazie alla posizione geografica, alla bontà dei suoi pascoli e all'intraprendenza di alcuni industriali, divenne uno dei centri più importanti dell'industria casearia sarda. Nel 1905 veniva infatti avviato il caseificio Albano che esportava "il pecorino romano" ed il "fiore sardo" negli Sati uniti e nel Canada. Altri stabilimenti furono impiantati in seguito da altri industriali, Dalmasso, Salmon, di Trani, ecc. incrementando fortemente l'economia locale e lo sviluppo demografico.







 

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